La campagna agrumicola italiana si avvia alla conclusione con segnali contrastanti. Se da un lato la domanda di limoni italiani registra una netta ripresa, sia per il fresco che per i trasformati, spingendo i prezzi al rialzo a causa dell’onerosità del succo argentino, dall’altro il settore continua a fronteggiare sfide significative. Lo riferisce Salvatore Imbesi, presidente della rete di imprese siciliane Ortogel, Agrumi-Gel e Service Calatino.
Imbesi sottolinea come la riduzione dei volumi di frutti, stimata intorno al 30%, sia imputabile ai cambiamenti climatici e a una cascola precoce avvenuta a febbraio. Le piante, già provate dalla carenza idrica, hanno mostrato una scarsa tenuta dei frutti. Questa instabilità climatica, con caldo eccessivo e risorse idriche imprevedibili, sta minando la sostenibilità economica delle aziende, molte delle quali hanno sacrificato la produzione di agrumi di piccolo calibro. L’incertezza è aggravata, secondo Imbesi, dalle inefficienze politiche: i produttori siciliani attendono ancora i pagamenti dalla Regione per gli agrumi conferiti per scopi umanitari, a distanza di un anno. La limonicoltura, in particolare, è in crisi “senza precedenti”, con una diminuzione della produzione del 40% in Sicilia, in parte a causa del “malsecco” che affligge il Mediterraneo da oltre un secolo, con gravi ripercussioni economiche e occupazionali.
Fonti consultate: Fresh Plaza.